tram e trasporto pubblico a Roma
Ricordi e nostalgia
Con i filobus romani ho un rapporto di angoli, di spigoli, di davanzali…
di Andrea Ricci
Abitavo da bimbo in via Lucrino, e, anche se non ricordo di aver preso mai il 35 o il 58 filobus, ricordo invece il bifilare che percorreva la mia strada, di cui i miei (i nonni materni, mia madre e i suoi due fratelli) raccontavano che “veniva usata la notte per tornare al deposito”: quante notti, affacciato al davanzale (che non dava direttamente su quella strada, ma su una traversa) mi sono ripromesso di resistere nella speranza di vederlo (avevo già la sensazione che non sarebbe durato molto!); ma allora i bambini andavano a letto dopo Carosello, ed il sonno arrivava sempre prima della fantomatica “ora dei filobus”… peraltro, la rimessa credo già non ci fosse più e chissà se questo ritorno al deposito si verificava veramente ancora…quando il 35 fu convertito in autolinea, io dovevo avere due anni, e certamente questi eventi avvenivano un po’ dopo: magari tra il 1967 ed il 1968, quando, iscritto alla I elementare in via Livorno, qualche volta era mio nonno ad accompagnarmi o venirmi a prendere anziché il pullman della scuola.
Prendevamo allora il 6 (era proprio il 6!) al capolinea di Piazza Istria e scendevamo ad un angolo che non ricordo: ricordo invece che verso la fine dell’anno scolastico uno dei miei zii tornò a casa dicendo “Qua cambiano tutto: la B è diventata 57 e il 6 è diventato autobus!”… certo, oggi pensare che in via Lucrino, seppur di notte, c’entrassero i filobus…
L’unico filobus romano che ricordo con certezza di aver preso finora è stato invece il 43, il quale, pur essendo passato alla storia e citato nei documenti oltre che nelle paline ATAC come "largo Argentina-piazzale Dunant", aveva in realtà capolinea esterno in via di Donna Olimpia: vi giungeva dopo essere sceso per via dei Quattro Venti, aver girato all’angolo di piazzale Dunant, ed essersi arrestato all’incirca dove molti anni dopo fu installata la fermata dell’871, ossia poco a monte dell’incrocio con via Ingrassia; proprio in questa strada abitava l’altra mia nonna con mia zia e, andando tutte le domeniche a trovarla, l’itinerario preferito era per noi all’andata 56 + tram 13 da p. Sonnino (scendendo a Ponte Bianco, sotto al quale si narrava, con una certa aria di mistero, come transitassero ancora misteriose locomotive a vapore!) e 43 + 56 al ritorno. Talvolta vi erano due filobus al capolinea (più facile non ve ne fosse nessuno, tanto che mia nonna lo chiamava “l’autobus degli scordati” e che nelle attese ai capolinea col filobus fermo si diffondeva regolarmente la voce tra i passeggeri che “questo parte solo quando è pieno”) ed allora dall’angolo del balcone delle mie zie si vedeva la coda del secondo. Il filobus poi ripartiva, girava su via Maidalchini (altra strada che, a dire che ci passava il filobus - e per di più di giorno - sembra di raccontare fiabe) e tornava su piazzale dei Quattro Venti fermando a quello che qualche anno prima ne era il capolinea. I miei cuginetti cha abitavano lì erano più fortunati, e avevano modo di godersi frequentemente gli scarrucolamenti intorno a viale Glorioso! Il 43 fu poi sostituito con autobus progressivamente, tanto che (ormai prendevamo più facilmente la macchina, ma io frequentavo ancora molto quel balcone, atendendo…) vidi passare un filobus anche “molto tempo dopo” (con il metro degli 8 anni) che erano comparsi gli autobus (lo strillai subito ai miei, con una vana speranza…): era probabilmente l’inverno del ’70. L’imponente palificazione di cemento sarebbe invece sopravvissuta nel famoso angolo di piazzale Dunant (e su via di Villa Pamphili) fino agli anni ’80, quando sui giornali si cominciava a leggere che bisognava tornare al filobus e che la vecchia rete elettrica, anche se i bifilari erano stati smantellati, era ancora intatta e poteva essere ripristinata… ma naturalmente i molti lavori tra ferrovie e fognature ne decretarono l’abbattimento.
Oggi non abito più a Roma, anche se sotto Ponte Bianco ci passo tutti i giorni (ma non è la stessa cosa, anche se sopra ci passa ancora il tram, che è tornato anche su ponte Garibaldi, là dove una foto del 1938 lo ritraeva insieme a mio padre e mio nonno, e anche oltre). Il filobus del XXI secolo invece non sono ancora riuscito a prenderlo, o meglio, una volta ho preso un mezzo che aveva due trolley, ma sopra non c’era alcun bifilare… beh, meglio di un autobus a gasolio.
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rev. A1 10/09/21