memorie di guerra di Francesco Formigari

Lettere

Dalla Scuola militare di Modena

1. Lettera

Non datata. Come le successive, è scritta su carta intestata Scuola militare Modena. Dal contenuto sembrerebbe scritta nei primi giorni del soggiorno a Modena.

So che è martedì, ma non so quanti ne abbiamo.
Formigari! Scusate se vi scrivo soltanto ora; fino adesso c'è stata una confusione straordinaria e non ò potuto darmi alla corrispondenza. Sabato ò passato la visita e sono stato fatto abile; domenica sera ò ritirato il [parola illegibile] senza che mi facessero nessuna osservazione. Domenica ci ànno vestiti (da soldati, con un filetto d'argento sulla giubba e sulla mantellina e un distintivo speciale al berretto), ieri ci ànno dato fucile, baionetta, zaino, tascapane, borraccia. Vedremo cosa succederà quando tutto questo pondo mi piomberà sulle spalle. Due minuti fa ci ànno dato le scarpe. Io ò avuto la fortuna di trovarne un paio che mi va bene e abbastanza morbido; suola alta tre dita, chiodi che sembrano chiavarde. Ciò nonostante mi vanno meglio di quelle di Fenicottero, che mi saranno pagate in ragione di £ 16.
La vita che facciamo è assolutamente quella del soldato, anche più aggravata per il fatto che abbiamo solo 1 ora e 3/4 di uscita. La sveglia è alle cinque. In pochi minuti dobbiamo farci la branda e pulirci, mentre un famiglio ci versa un fetente caffè in un gavettino di latta e un altro ci dà una pagnotta vecchia d'un giorno che ci deve bastare per la giornata. Fino alle 11 e 1/2, ora del rancio, facciamo, per ora, solo esercitazioni di marcia ecc.; dall'alba alle 11 sui bastioni della città. Il rancio si mangia alle 11 e 1/2 e alle 6; consiste in una gamella di minestra con dentro una fetta di carne; un bottiglino di vino discreto e un frutto o un pezzo di formaggio. Finito il pasto ognuno si deve lavare la propria posata; figuratevi che dovendo noi adoperare l'acqua fredda, tutto l'untume resta attaccato. L'uscita è dalle 7,20 alle 8 e 3/4; la domenica è qualcosa di più. Alle 9 suona il silenzio, alle 9,5 passa il tenente di picchetto e così si chiude bottega.
A Modena fa un freddo terribile; io oltre la pettorina ò tenuto 2 gilet, il mio e quello dell'uniforme; del resto la giubba tiene caldo. Tutti i napoletani ànno preso un "boegone" fenomenale con commovente solidarietà. Il giorno della visita ci ànno fatto un'iniezione antitifica in conseguenza di che abbiamo avuto tutti la febbre; qualcuno è ancora a letto. Vi pregherei di mandarmi qualche asciugamano perché pare che non ce li passino; di più qualche tovagliolo. Non ò ancora avuto tempo di cercare Gino. Avrei tante altre cose da dirvi, ma qui non c'è un momento di pace; ogni tanto risuona il grido di "attenti" perché un ufficiale entra e guai se pizzica qualcuno. Del resto abbiamo dei superiori eccellenti.
I guanti e le bretelle sono inutili, perché queste ultime sono sostituite dal cinturino della baionetta e i guanti ce li ànno passati loro, di color crème. Invierò altri particolari. L'indirizzo è: Scuola Militare 15a Compagnia. Modena. Checco.

2. Lettera

Modena, 24 settembre 1915. Cari Formigari, benché non abbia ancora ricevuto vostre notizie dopo la vostra visita costì, vi scrivo perché avrei bisogno di un paio d'occhiali secondo la prescrizione che troverete qui unita; gli occhiali potrà portarmeli papà se, come spero, verrà domenica; se no mandatemeli al più presto, perché non so come fare.
Sabato siamo stati a Sassuolo a fare i tiri, con una nebbia e un freddo fenomenali. Pochi ànno potuto tirare, fra i quali io. Si tirava a 200 m. contro sagome di soldati di corsa; nonostante la nebbia in sei colpi ho fatto 3 centri. Se continua così mi fanno scelto tiratore. Figuriamoci quando comincerò ad ammazzare austriaci! Domenica ò fatto la seconda iniezione anticolerica, che, se dio vuole, è anche l'ultima. Ieri sera è successo un fatto curioso: il tenente di picchetto s'è messo a fare una discussione di latino con altri 3 tenenti, e ànno chiamato me a consulto per decidere la questione, il che io ò compiuto gravemente e solennemente. Queste sono le novità più importanti. Finisco raccomandando a mamma di fare una bella pizza senza tante fregne, cioè farina bianca e gialla con molta uva; e grande grande, ce la mangeremo io e papà in una bottiglieria che ò scoperto l'altro giorno. Ciao. Checco.
Ho ricevuto la vostra lettera. Domani uscirò alle 10 e un quarto; se papà arriva prima, mi attenda come al solito dinanzi alla caserma. Andremo a mangiare una doppia razione di fasù (o fagioli o faccioli) annaffiati abbondantemente dal lambrusco marca rossa. Mi raccomando fra la biancheria le cravattine e gli asciugamani. Per i soldi posso aspettare fino a domenica. Ancora ciao. Checco.

3. Lettera

Non datata. Dai riferimenti climatici e da quello a una possibile licenza per Natale, è possibile datarla al tardo autunno 1915.

Ho ricevuto domenica il vostro pacco e vi ringrazio della pizza che ò subito slappato. Quanto al farsetto di lana che mi volete fare, per ora non ce n'è bisogno perché non fa tanto freddo e ci ànno distribuito una maglia sottile che metterò appena farà freddo di più; tuttavia dicono che qui l'inverno di solito è rigidissimo, per cui vedremo di pensarci in seguito. Piuttosto potreste farmi un paio di guanti di lana bianca da mettere quando vado all'istruzione, perché la mano destra col fucile si ghiaccia. Avrei bisogno di qualche altra coserella che se mai mi manderete col pacco dei dolciumi natalizi. È vero che si dice che ci daranno qualche giorno di libertà; ma anche in tal caso non ci potranno dare che la riduzione del 75% [si tratta probabilmente di una riduzione ferroviaria] e dunque dovrò con dispiacere rinunziare a venire. L'altro giorno la fureria della caserma vi à spedito i miei indumenti borghesi; speriamo che arriverà tutto. Nel paletot troverete 2 polsini; non li ò levati perché alla lavanderia tocca provvedere a noi, ragion per cui ò cominciato con l'abolire i polsini. Figuratevi che per 1 camicia, 1 paio di mutande, 2 fazzoletti e 1 maglia ànno preso al mio vicino di branda £ 1,50! Il dispendio poi è straordinario; a Modena pelano gli allievi ufficiali più che possono; quell'ora e mezza che abbiamo di libertà ci tocca per forza passarla in un caffé, anche per scrivere lettere o leggere il giornale, essendo proibito di farlo in camerata. Le 16 lire non le ànno date perché ci ànno trattenuto 5 lire non so perché, è il costo di una ventina di libri che ci ànno distribuito. Tirati i conti, ò riscosso 2 lire e 35; certi che ànno avuto le loro scarpe valutate a 12 lire, ànno dovuto sborsare un'aggiunta in più! Sabato abbiamo subito un'altra iniezione antitifica; è un brutto affare; passano da parte a parte un pizzico di pelle con un grosso ago e subito dopo viene addosso un febbrone da cavallo che dura due o tre giorni. Un mio compagno è svenuto e l'hanno dovuto portar via con la barella. Adesso però il dolore alla mammella mi è passato; non mi resta che aspettare che me ne facciano altre tre.
Del resto io sto bene e mi sono acclimatato. I nostri ufficiali sono tutti reduci dal fronte e alcuni anche feriti; il mio tenente à 6 mesi di campagna; il male è che è dei bersaglieri e ci fa trottare tutto il giorno. [seguono 3 righe e mezza di cancellatura che rende illegibile il testo]. Qui c'è un gran lavoro; dalle 5 della mattina alle 9 della sera è un girare da trottole; e se uno manca anche in una minima cosa, piovono le consegne. Per ora io sono immune; vedremo in seguito. Anche questa volta avrei tante altre cose da dirvi, ma questa maledetta fretta non mi permette che di scrivere bestialmente le cose che mi saltano in mente per le prime. Dì alla signora Gianasso che il suo Rago non ò nenache trovato il tempo di cercarlo; quanto a Gino, sono stato alla caserma del 2° artiglieria, ma adesso viceversa c'è la cavalleria e non so dove pescarlo. Occorrerebbe un indirizzo un po' più preciso. Il lambrusco ò cominciato a berlo; con una lira se ne ha una bottiglia di discreto. E con questo, per questa volta arrivederci. Checco

4. Lettera

Non datata; dal contenuto si desume che sia stata scritta in prossimità del Natale e fine anno 1915.

Cari papà, mamà, Gina e Lia. ho ricevuto la vostra lettera e subito dopo il vostro pacchetto: tante grazie. Sono commosso del sacrificio che siete disposti a compiere perché io passi il Natale fra di voi: ma ancora non si sa niente, e, se mai, non si tratterà che tre o quattro giorni. Per conto mio, verrei anche se mi dessero 48 ore, piuttosto che passare il Natale alla gavetta. Maledetta gavetta! Non son capace di abituarmi e così non posso mangiare quasi niente. Mi sembra impossibile di essere ancora capace di sedere dinanzi a una tavola apparecchiata e di mangiare in un piatto!
Il clima non è tanto freddo; però da che sono qui non ò ancora visto il sole, anche nelle migliori giornate c'è una nebbia umidissima che mette i brividi. Uno dei miei compagni della 15a è morto di polmonite; l'altro giorno gli abbiamo reso gli estremi onori militari accompagnandolo in picchetto armato al cimitero. Il padre, avvisato telegraficamente dal comando era accorso sperando di essere in tempo per trovarlo vivo, ma invano. Figuratevi le scene strazianti eccetera eccetera.
Domenica ò subito la terza iniezione e l'effetto è quasi finito. La mia salute è soddisfacente. Il male è che con lo spillamento cui ci sottopone la scuola e il buon esercente modenese ò subito un terribile salasso alla borsa: potreste mandarmi le dieci lire del mese di novembre? A proposito di spedizioni, è venuto stasera l'ordine per cui le famiglie degli allievi non possono mandare ai sigg. allievi pacchi con generi alimentari; ma come potrò rinunciare, in caso che debba rimanere costì, alle leccornie mie natalizie? Pazienza, per la patria! Non scoppierò in pianti, come parecchi miei compagni che ogni tanto spargono lacrime e s'attaccano a ogni rampino per farsi rimandare a casa! Come si pensa volentieri a via Arno 101 in queste vie uguali e grigie! Pazienza, pazienza. Così diceva anche Pinocchio quando diventò somaro.
Ho sentito di Gianasso; la famiglia può saltare dalla gioia. E siccome è finita la carta, anche per questa volta faccio punto, per continuare appena mi avrete risposto. Scrivete molte cose, anche stupidaggini; tengono alto il morale.
Tanti saluti, Checco.

5. Lettera

Si interrompe alla fine della quarta facciata, il resto essendo probabilmente andato perduto. Dal contenuto si desume che sia stata scritta anche questa in prossimità delle feste di fine anno 1915.

Cari Formigari! Vi ringrazio della sollecitudine con la quale mi avete risposto; e con uguale sollecitudine vi scrivo ora io, dandovi però una brutta notizia: che cioè per Natale non potrò venire non essendoci concesse licenze. Questo prima di tutto per non cagionare alle Ferrovie soverchio ingombro durante le feste di Natale, poi perché ai Siciliani, napoletani ecc. si sarebbero dovuti accordare troppi giorni e si è invece preferito adottare una misura eguale per tutti. Le venti lire, già che mi concedete di tenermele, le userò non per divertimenti, perché mi mancherebbero tempo e voglia, ma per tenermi su con qualche cosa di diverso da quella ignobile gavetta. Quanto a voi, desidero che facciate tutte le vostre cose come sempre, perché la tradizione natalizia non venga meno per causa mia; sapendo che seguite l'uso degli altri anni, avrò almeno la consolazione di pensare: adesso si mettono a tavola per la cena della vigilia, adesso sono al budino; adesso mettono in tavola gli agnolini, eccetera. Gina è incaricata di informarmi che tutto è stato fatto con cura. Riguardo al mio pacco, se si può usufruire di Malucci, bene; se no io ò già pensato di usufruire di un buon uomo il cui indirizzo è il seguente: Lodi Carlo, carrozzaio, via Paolo Ferrari N° 4, Modena, facendolo naturalmente precedere dal mio nome (cioè Form. Franc. presso....ecc.). Vorrei che ai dolciumi uniste due striscie di lana, di colore qualsiasi, abbastanza lunghe, di quella tal codega che faceva la Lia; mi servirebbe per involgermi bene i piedi prima di cacciarli nelle scarpe di fatica che sembrano fatte di ferro battuto. Poi quelle due o tre cravattine bianche a nodi che avevo; perché quelle coi bottoni che mi avete fatto non sono d'ordinanza e ogni tanto si prendono dei cicchetti. Sappiate a proposito che mi ànno costretto a tagliarmi i capelli a spazzola, sempre perché la riga non è d'ordinanza. Siccome già il pacco dovevate mandarmelo, credo che non vi recherò disturbo facendovi metter dentro quanto vi ò chiesto. Non voglio che facciate altri sacrifizi per mandarmi denari; se mai teneteli per fare tutti una scappatina qui, magari dormendo a Mantova; la cosa non è impossibile perché non fa tanto freddo. Vi sentireste di venire per Capodanno? Almeno si potesse cominciare l'anno insieme! In ogni modo vi dico subito che non dovete pensare a farmi delle improvvisate perché probabilmente passereste 24 ore a Modena e poi ve ne andreste senza neanche avermi visto. In caso che vi venga qualche idea luminosa scrivete e io vi manderò le istruzioni necessarie, tanto più necessarie io non abito al palazzo ducale ma alla caserma Ciro Menotti; e poi per ottenere qualche ora di più bisogna brigar molto. Ho gradito immensamente l'aneddoto di Soressi; questo dei ciuffolotti.

6. Lettera

Vigilia del Natale 1915. Cari compagni di sventura! Ho ricevutole vostre due ultime lettere e vi rispondo per espresso temendo che con la confusione e il gran movimento postale di questi giorni questa mia vi arrivi tardi. Comincio col dire che mi dispiace moltissimo, specialmente per Gina e Lia, che vi tocchi rinunciare alle feste; se sapevo che non facevate proprio niente non vi avrei chiesto il pacco dei dolciumi. Avete l'ingenuità di chiedermi se la torta mantovana mi piacerà? Io ò un altro timore: che, siccome il pacco mi arriverà certo non prima di una settimana, il pollo sia in stato di putrefazione; speriamo bene. Sono contentissimo dei liquori; mi rinforzerò prima di andare all'istruzione che si fa tutti i giorni per 3 ore consecutive in piazza d'armi. E a proposito di spedizione, sarà meglio che mamma mi prepari dei calzetti di lana e quel famoso panciotto che già mi promise; non c'è però urgenza, e poi capisco che per far questa roba ci vuol tempo. E scusate se sono sempre a domandarvi qualcosa; ma ogni giorno si presentano cento bisogni nuovi e guai se non si sapesse che abbiamo qualche persona che si adopera per aiutarci. Quanto all'andare a letto con le calze, disdegno questa proposta, pensando al tempo in cui dovrò dormire in mezzo al fango e alla neve; cosa che avverrà senza nessun forse. Ma non spaventatevi; sto sempre bene e comincio ad avvezzarmi alla gavetta; Di più fra giorni chiederò doppia razione di pane perché la pagnotta di 750 gr. non mi basta mai e al rancio della sera devo mendicare un tozzo di pane dai miei compagni. Con tutto ciò non crediate che ingrassi; ci pensa l'istruzione a ristabilire l'equilibrio; figuratevi che nonostante il freddo che tira, durante gli esercizi mi grondano dei goccioloni di sudore grossi come fiaschetti.
Ma passiamo ad altro argomento. Ieri ò ricevuto un biglietto di Malucci col quale mi dava appuntamento per la sera. Recatomici lo trovai infatti, vestito dell'elegantissima divisa del sottotenente d'artiglieria. Fa il signore, si diverte e se ne frega della guerra, mentre io povero soldataccio mi alzo alle cinque e sgobbo tutto il giorno per prepararmi al cimento. Malucci mi à promesso di procurarmi un permesso per il giorno di Natale; e facendo valere l'autorità del suo grado è facile che me lo procuri.
Mi dispiace molto che non possiate venire per Capodanno; spero veniate in altra occasione. Del resto un terzo del tempo è già passato; passeranno anche questi altri due terzi. Sento che l'affare di Gianasso è più serio di quello che credevo; perché la famiglia, per il tramite del Comitato svizzero, non s'informa direttamente presso il Comando austriaco se questo Gianasso è o non è stato fatto prigioniero?
Riguardo all'Università voi non dovete far niente perché io, essendo sotto le armi, sono iscritto d'ufficio; e le pratiche speciali le ho già fatte. E poi, dal momento che quest'anno non potrò dare esami, a che cosa mi serve l'essere iscritto?
Nel mese di febbraio (salto di palo in frasca a seconda di quello che mi viene in mente) andremo a fare il campo, non si sa ancora dove; certi dicono al fronte, naturalmente in 2a o 3a linea; altri sulla riviera Ligure, altri a Caserta; insomma di certo non c'è altro che il campo lo faremo. Allora dormirò sulla paglia e ricorderò la branda come un letto da sovrano. Per adesso non ò altro di importante da dirvi. Unisco a questa uno schizzo che mi rappresenta nell'esercizio di una delle mie funzioni. Scrivete presto e intanto abbiate tanti saluti. Checco.
P.S. ma almeno andate a mangiare in stanza da pranzo, Cristo! E bevete, bevete, bevete!

7. Cartolina

Reca lo stemma della Scuola Militare di Modena e l'indicazione: Corsi accelerati 1915-16.

Modena 29 dicembre 1915. Cari Formigari tutti, vi rispondo subito perché vi arrivino in tempo le istruzioni in caso che papà voglia venire Domenica costì, il che mi farebbe molto piacere. Se il suo arrivo cade dalle 11 e tre quarti alla 1 (tempo in cui ò libera uscita) mi telegrafi che verrò ad aspettarlo alla stazione; se no venga senz'altro e si presenti al tenente di picchetto della caserma Ciro Menotti (Quartiere di S. Chiara), chiedendogli un permesso speciale di libera uscita per me; gli sarà accordato certamente. Vedi retro un piccolo grafico per trovare la caserma. Subito dopo la lettera, ò ricevuto il vostro pacco. Tutto pare in buono stato; vedrò meglio stasera. Vi ringrazio di tante belle cose. Se papà non venisse scriverò a lungo; ora non posso perché sono a studio e se il tenente mi vede a scrivere mi sbatte in cella. Tanti ciao. Checco.

8. Cartolina

Non datata; data del timbro postale 13 gennaio 1916.

Dal capitano non potrò che ottenere un permesso limitato; bisognerebbe anche questa volta andare dal generale (magari la mamma); tanto non c'è dubbio che si ricordi di avermi concesso un permesso un'altra volta. Se no ci contenteremo delle 4 o 5 ore che avremo per stare insieme. Ad ogni modo venite. Checco.

9. Cartolina

Reca lo stemma della Scuola Militare di Modena e l'indicazione: Corsi accelerati 1915-16.

Modena, 26 gennaio 1916. Caro papà, apprendo ora che, essendo il prossimo Lunedì giorno di fiera, noi godremo dell'orario festivo con relativo permesso, invece della Domenica, giorno in cui eseguiremo una esercitazione di marcia e osserveremo in genere il solito orario. Perciò converrebbe che invece di domenica 30 tu venissi appunto lunedì 31, aspettandomi come sempre davati alla caserma. Se non riceverò risposta, considererò certa la tua venuta per Lunedì. Ciao a tutti. Checco

10. Lettera

Modena, 9 febbraio 1916.. Cari papà, mamma, Gigin e Lia, comincio con lo scartare subito la vile proposta che mi fate per via della sede al reggimento; vi pare che sia ancora il caso delle letterine pietose? D'altra parte noi saremo, a parte alcune eccezioni, mandati nei 150 reggimenti di nuova formazione, quindi ritengo [parola illegibile] arrabattarmi. Speriamo bene.- L'altro giorno, mentre eravamo alla istruzione di piazza d'armi, è venuto il tenente colonnello ad assistere agli esercizi; e siccome al mio plotone mancava l'ufficiale, il capitano à ordinato a me di comandarlo! È stata una mezz'ora di buco stretto ... poi ò sfilato maestosamente per la via Emilia, come un venerabile generale, alla testa delle mie truppe. Domani prenderò nuovamente il comando con la sciabola in pugno.
Quanto all'altra proposta, non è cattiva; io cercherò di limitare le spese al minimo; ma sarà bene disporre di una riservetta, se non altro per farmi aggiustare la divisa da soldato invece di farmene una da ufficiale. Se dunque il leone errante se la sente di fare un altro viaggetto lo faccia pure; alle 5 e un quarto di domenica lo vedrò volentieri alla porta della caserma, specialmente se armato di una bella pizza che mangeremo bevendo uno o più pistoni.
Abbiamo ordine di mandar via le cassette il giorno 18; quindi la mia partenza sarà intorno a questa data. Mi raccomando il biglietto di viaggio e quello del bagaglio, che potrà portarmi papà alla sua venuta. Per mettere il filetto da ufficiale dovrò aspettare la nomina sul bollettino militare, che stabilirà anche a qual reggimento dovrò presentarmi e quando. La mia licenza costì sarà lunga 10 o 12 giorni. Domenica darò a papà una mia fotografia fatta insieme ai miei compagni in piazza d'armi, in tenuta di guerra! Non avendo altro da dirvi vi saluto tutti. Checco

11. Cartolina

È probabilmente l'ultimo messaggio dalla Scuola militare. La nomina ad aspirante ufficiale di complemento è comunicata all'interessato per telegramma proveniente da Bologna, l'11 marzo (v. sotto). Non datata; data del timbro postale 15 febbraio.

Cari Formigari, lunedì 21 alle ore 14 circa sarò a Roma con treno speciale, percorrendo la linea Lucca-Pisa-Livorno-Civitavecchia-Perugia (!!!). Verrò con la nuova uniforme di combattimento che mi calza benissimo e non à bisogno di riparazione alcuna. Dunque preparatevi a gran cagnara! Naturalmente non allarmatevi per i ritardi, che, trattandosi di treni speciali, potrebbero essere di ore.
Ciao, Checco

12. Telegramma

Data del timbro postale: 11 marzo 1916.

Partecipo voss nomina aspirante ufficiale komplemento e destinazione deposito 130 fanteria Roma nord est cui dovrà presentarsi giorno 18 corr stop Accusi ricevuta telegrafica stop Komandante scuola militare generale Rossi

13. Appendice

Trascrizione di appunti di studio su due cartoline intestate alla Scuola militare.

Prima cartolina

Canna 9 camera chiusa tappo con molla
c.m. 2 aperture
lateralm. passaggio per manubrio dell'otturatore piani inclinati
otturatore: cilindro con finestra corrsp a quella della c. m.; intaglio per dente del percussore molla spirale fra percussore e tappo - fa anche da molla recuperabile
c.m. inferiore ghiera per fissare il caricatore
le 2 armi riunite con 2 man per maneggio; poi indice di tiro e per ciascuna arma leva di scatto
25 cartucce disposte a scacchiera
Si dispone il caricatore sull'apertura di caricamento con la convessità nella parte posteriore Poi si assicura il carico grando la ghiera a destra sulla leva

Seconda cartolina

Compressa la molla si à l'arma in posizione di sparo
Si tira [parola illegibile] l'ottu. si mette il caricatore
Si fa girare la ghiera da s. a d. e così si assicura l'otturatore. Si impugna la m. si mira si fa pressione col pollice sul bottone alla leva di scatto
La leva ruota il dente libera l'otturatore, se il cilindro ruota l'otturatore si ferna ma il cilindro può girare ancora
Partito il 1° colpo si svilupp i gas che spingono indietro l'ott. quindi il bossolo è espulso e la molla compressa. Abband il bottone l'arma si ferma, se no continua a sparare e via via. Si può fare o no il tiro con entrambe le canne.!


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