tram e trasporto pubblico a Roma
La rete urbana di autobus, rotabili
Dal 1980 al 1992
Gli INBUS U210
I Fiat 470, 471, 480
I Menarini 201
Vari tipi di microbus
I Bredabus 2001
L'autobus degli anni Ottanta si presenta innovativo, rispecchiando i cambiamenti della mobilità urbana intervenuti nel ventennio precedente: non una graduale trasformazione dei precedenti modelli, quindi, ma una vettura completamente nuova. La necessità è quella di poter disporre di veicoli più capienti e allo stesso tempo più maneggevoli; il risultato è una vettura completamente innovativa nella meccanica e nelle disposizioni interne, con telaio allungato a 12 metri e il cambio automatico che semplifica la guida. Tutte le nuove vetture hanno il motore sistemato in posizione posteriore così da poter abbassare il piano di calpestìo in corrispondenza degli scalini di accesso delle porte centrali e anteriore con la soluzione anticipata dal bipiano Aerfer negli anni Sessanta; rispetto ai più moderni predecessori ancora in corso di fornitura, sono dotati di una fila di sedili in luogo della piattaforma posteriore, che con la sparizione del posto per il fattorino che non ha, del resto, più ragione di esistere. Gli autobus di questo periodo di presentano nell'arancione ministeriale e sono costruiti secondo lo schema base approvato nel 1976 dalla Federtrasporti (aziende), e dall'ANFIA (costruttori) in un modello unificato per allestimento, disposizioni meccaniche e strumentazione, anche se la realizzazione sembrò inizialmente incontrare qualche problema per l'aderenza agli standard europei.
Negli altri paesi europei non si ha la porta posteriore e sono state le aziende italiane a richiederla; data la presenza del motore sarebbe necessariamente più piccola delle altre se si vuole aprirla verso l'interno. Il modello fu così adattato, per le aziende che lo richiedevano (tra le quali l'ATAC), alla disposizione delle quattro porte, posteriore, doppia centrale, anteriore, ma restava l'inconveniente della porta posteriore larga solo 85 cm contro i 136 previsti): i costruttori furono pertanto costretti a rinunciare al piano parzialmente ribassato della vettura mediante una diversa disposizione del motore e dei gruppi meccanici, aumentando l'altezza massima del piano di calpestìo della vettura. In luogo di due gradini l'accesso posteriore ne ebbe tre, in luogo dell'assenza di qualsiasi gradino gli accessi centrale e anteriore ne ebbero due.
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rev. B 18/04/20